Rivista di filosofia
Journal of Philosophy
ISSN 2420-9775
Anno X, N. 24,
Online 31/03/2024
Immagine di copertina
di Bianca Roselli
Mimesis Edizioni

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La riforma linguistica dell’a priori nei Philosophical Papers di Hilary Putnam A. Lizzadri

The paper presents the theory of analyticity proposed by Putnam in the famous essay entitled The Analytic and Synthetic of 1962. Such theory establishes the logical-linguistic support of the widest defence of the a priori knowledge against the main forms of epistemological reductionism, among which the neo positivistic conventionalism and the holism of Quine. According to Putnam, despite the important theoretical differences, the reduction of the analytical proposions to mere stipulations of meaning on one hand, as well as the explicit denial of their existence on the other, they suppose a common radical dualism between the analytic and the synthetic, unjustified and even self-contradictory talking about holism. On the contrary, we’re going to see how Putnam, effectively accepting Quine’s thesis about the impossibility of formally distinguish the analytical propositions from the synthetic ones, will get to recuperate the distinction by priority informal demonstrations tied to the practice, asserting so the irreducible value of the a priori knowledge.

KEYWORDS: Conventionalism, Holism, Ordinary Language Primacy, Analytic Criteria

 

L’articolo presenta la teoria dell’analiticità proposta da Putnam nel celebre saggio L’analitico e il sintetico del 1962. Tale teoria costituisce il supporto logico-linguistico della più ampia difesa della conoscenza a priori condotta nello stesso periodo contro le principali forme di riduzionismo epistemologico, tra cui il convenzionalismo neopositivista e l’olismo quineano. Nonostante le importanti differenze teoriche, secondo Putnam, la riduzione delle proposizioni analitiche a mere stipulazioni di significato, da un lato, nonché l’esplicita negazione della loro esistenza, dall’altro, presuppongono un comune radicale dualismo tra l’analitico e il sintetico, in sé ingiustificato e persino autocontraddittorio nel caso dell’olismo. Vedremo, al contrario, come Putnam, assumendo effettivamente la tesi di Quine circa l’impossibilità di distinguere formalmente le proposizioni analitiche da quelle sintetiche, arriverà a recuperare la distinzione con argomenti informali prioritari legati alla prassi, riaffermando così il valore irriducibile della conoscenza a priori.

PAROLE CHIAVE: convenzionalismo, olismo, primato del linguaggio ordinato, criteri dell’analiticità

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