Despite many appearances, the sphere of human relations is suffering today from a profound crisis. Relationships are often dominated by an inability of certainty that makes trust an insurmountable problem. In an attempt to mitigate this drama, the widespread rhetoric of solidarity reduces instead the experience of reciprocity to an empty sentimentalist discourse that cannot break the dominant individualism and the solitude that accompanies it. The article aims to explore the possibility of finding an answer to this situation in the particular conception of love offered to us by Pavel Florenskij. In it, friendship is unusually seen in a metaphysical dimension in which the human subject rediscovers his identity by truly overcoming the barrier of selfishness and solitude in a new foundation of closeness and relationship with the other.
Nonostante tante apparenze, la sfera delle relazioni umane soffre oggi una crisi profonda. I rapporti sono spesso dominati da un’incapacità di certezza che rende la fiducia un problema insormontabile. Nel tentativo di mitigare questo dramma, la diffusa retorica della solidarietà riduce invece l’esperienza della reciprocità ad un vuoto discorso sentimentalistico che non riesce ad infrangere l’individualismo dominante e la solitudine che l’accompagna. L’articolo si propone di sondare la possibilità di rintracciare una risposta a questa situazione nella particolare concezione dell’amore offertaci da Pavel Florenskij. In essa l’amicizia è insolitamente colta in una dimensione metafisica in cui il soggetto umano riscopre la propria identità superando realmente la barriera dell’egoismo e della solitudine in una nuova fondazione della vicinanza e della relazione con l’altro.