Rivista di filosofia
Journal of Philosophy
ISSN 2420-9775
Anno X, N. 25,
Online 31/10/2024
Immagine di copertina
di Bianca Roselli
Mimesis Edizioni

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Oggi c’è un concerto. Artemisia come suonatrice di liuto L. Parente

«Every figure is something perceived of the world. Each figure is the event of the world in the signs of a body», Carlo Sini writes. In this essay, we have tried to look at the body self-portraited by Artemisia Gentileschi as a portion of the seventeenth-century world to which it belongs. Perceiving it as the object of a philosophical ‘note’ or as an indirect reflection on the sense and the theoretical value of art (as written by Gottfried W. Leibniz), we have tried to reflect on this ‘body’, on the one hand thinking of it as a folded event of monads, through the evocative interpretation given by Gilles Deleuze of the German philosopher (La pli: Leibniz et le baroque), on the other hand thinking of it through that baroque musical language that Artemisia knew well and probably practiced. Her stay in Florence (1613 – 1620) influenced the elegance of the dresses and the vaporousness of the textiles with which Artemisia was able to express subjects and stories recounted: on the canvases of Artemisia there is ‘a’ body made up of matter and soul. This makes us reflect on the baroque ineffability of existence, even when she represented herself as a lute player: a woman and a fair and sensual musician, wrapped in beautiful foldes.

KEYWORDS: Event, Body, Fold, Individuality, Harmony 

 

«Ogni figura è un percepito di mondo. Ogni figura è l’evento del mondo nei segni di un corpo» scrive Carlo Sini. In questo saggio ci siamo proposti di guardare il corpo autoritratto da Artemisia Gentileschi come una porzione del mondo seicentesco a cui appartiene. Percependolo come oggetto di una annotazione filosofica o di una riflessione indiretta sul senso e sul valore teoretico dell’arte lasciate da Gottfried W. Leibniz, abbiamo provato a riflettere su di esso pensandolo come evento ripiegato di monadi attraverso la suggestiva interpretazione che dà Gilles Deleuze del filosofo tedesco (La pli: Leibniz et le baroque) e attraverso quel linguaggio musicale barocco che Artemisia conosceva bene e probabilmente praticava. Se la permanenza a Firenze (1613 – 1620) influenzò l’eleganza delle vesti e la vaporosità dei tessuti con cui seppe vestire di nuova espressività i soggetti e i racconti narrati, tutto sulle tele di Artemisia ha ‘un’ corpo fatto insieme di materia e anima che ci fa riflettere sull’ineffabilità barocca dell’esistenza, anche quando rappresentato come suonatrice di liuto: donna e musicista fiera e sensuale avvolta in bellissime pieghe.

PAROLE CHIAVE: Evento, corpo, piega, individualità, armonia

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