Schumann’s Kinderszenen are studied within the context of his pianistic output, of the culture of his time, of his literary inspirations and human relationships. The echo of Jean Paul’s perspective on childhood is often found, together with its distinctive traits: a deep religious feeling, a visionary imagination, a refusal of artifice and an exaltation of purity and simplicity. This perspective intertwines with Schumann’s biography, and particularly with his view of his betrothed, Clara Wieck, as both a ‘child’ herself, and the future mother of his children. In turn, this complex net of references fosters and promotes Schumann’s development and affirmation of aesthetical and artistic principles, aiming at the downplaying of apparent virtuosity and at the achievement of childlike simplicity, both in the compositional language and in performance, as the summit of artistic proficiency.
Questo articolo studia le Kinderszenen di Schumann nel contest della sua produzione pianistica, della cultura del suo tempo, delle sue ispirazioni letterarie e delle sue relazioni umane. Si riconosce frequentemente l’eco della prospettiva sull’infanzia di Jean Paul, nei suoi tratti distintivi: un profondo sentimento religioso, un’immaginazione visionaria, il rifiuto dell’artificio e l’esaltazione della purezza e semplicità. Tale prospettiva si interseca con la biografia di Schumann, e in particolare con la sua idea della fidanzata, Clara Wieck, immaginata sia come ‘bambina’ lei stessa, sia come futura madre dei suoi figli. A sua volta, tale complessa rete di riferimenti sostiene e promuove lo sviluppo e l’affermazione di principi estetici ed artistici da parte di Schumann, con l’obiettivo di ridurre il virtuosismo esteriore e di conquistare, nel linguaggio compositivo come nell’esecuzione, un’infantile semplicità, intesa come vetta della sapienza artistica.