Although Gotham is an imaginary city, it serves as a magnifying glass for the connections between the human and the urban. Narrated in a dystopian manner, the city of Gotham, or rather the anti-city, establishes an urban paradigm that fosters the lowest conceptions of humanity, leading us toward an anthropology where the hero is not someone who saves the city, but a necessary human, invoked, possible only for a certain social class and under certain existential conditions. Batman, the hero of Gotham, is not the one who saves it but the one who watches to ensure the system is maintained, so that crime persists and evil remains a latent factor of humanity, a dehumanizing factor that the city itself contributes to creating.
Nonostante sia una città immaginaria, Gotham si presenta come una lente di ingrandimento dei nessi fra umano e urbano. Raccontata in maniera distopica, la città di Gotham, o sarebbe meglio dire l’anticittà, instaura un paradigma urbano che fomenta le più basse concezioni dell’umano, portandoci verso una antropologia in cui l’eroe non è qualcuno che salva la città, ma l’umano necessario, invocato, possibile solo per un determinato ceto sociale e a determinate condizioni esistenziali. Batman, l’eroe di Gotham, non è colui che la salva ma colui che vigila affinché il sistema sia mantenuto costante, affinché la criminalità persista e il male sia un fattore latente dell’umanità, un fattore disumanizzante che la città stessa contribuisce a creare.