The aim of this research is to open a space for ‘Theoretical’ philosophy – between Aesthetics and Ethics – in which to place reflection on landscape and territory. To enable this ‘opening’, it was necessary to retrace the studies and issues on the subject: hence the breadth of the work, which, intentionally, has been divided into two essays, which can be read separately, but together give an idea of the stakes involved, in general.
The first essay is a Status quaestionis and mainly works on the ‘terms’ territory and landscape, traversing the main European languages in which they have been ‘spoken’. Already here, however, etymological research intertwines with artistic and historical-critical research.
The second essay works on the landscape issue in historical-cultural ‘turns’, and on how philosophy and art history interpreted them from time to time. At the center is a fundamental theme, namely the relationship between modern and post-modern (or after-modern). Is it really possible, today, to still talk about landscape epochs and/or cultures without landscape? Does the Ancient or Medieval world have nothing to teach us? If we are called to overcome the dichotomies of Modernity, should the territorial/landscape dualism also be overcome? And if so, what spaces of discussion would open up?
After retracing more ‘classic’ positions (such as those of Rilke, Ritter, Roger, Berque) and others less classic, the journey concludes with two open scenarios, perhaps more ‘open’ than the others: the question of ‘connivence’ in the landscape (François Jullien) and that of landscape communities (Luisa Bonesio). All this for a Theoretical philosophy of the landscape still to be written
L’obiettivo di questa ricerca è aprire uno spazio di interrogazione ‘teoretica’ – tra l’estetica e l’etica – in cui collocare la riflessione sul paesaggio e il territorio. Per consentire questa ‘apertura’ era necessario ripercorrere gli studi e le questioni sul tema: da qui l’ampiezza del lavoro, che, volutamente, è stato diviso in due grossi saggi, che possono essere letti a sé stanti, ma che insieme danno l’idea della posta in gioco, in generale.
Il primo saggio ha lo stile dello Status quaestionis e lavora soprattutto sui ‘termini’ territorio e paesaggio, attraversando le principali lingue europee in cui sono stati ‘detti’. Già qui, però, la ricerca etimologica si intreccia con quella artistica e storico-critica.
Il secondo saggio lavora sulla questione-paesaggio nelle ‘svolte’ storico-culturali, e su come di volta in volta la filosofia e la storia dell’arte le abbiano interpretate. Al centro c’è un tema fondamentale, ovvero il rapporto tra moderno e post-moderno (o dopo-moderno). È veramente possibile, oggi, ancora parlare di epoche paesaggistiche e/o culture senza paesaggio? Il mondo antico o medievale non hanno nulla da insegnarci? Se siamo chiamati a superare le dicotomie della Modernità, non andrà superato anche il dualismo territorio/paesaggio? E, se così fosse, quali spazi di discussione si aprirebbero?
Dopo aver ripercorso posizioni più ‘classiche’ (come quelle di Rilke, Ritter, Roger, Berque) e altre meno classiche, il percorso si conclude con due scenari aperti, forse più ‘aperti’ degli altri: la questione della connivenza nel paesaggio (François Jullien) e quella delle comunità di paesaggio (Luisa Bonesio). Il tutto per una Teoretica del paesaggio ancora tutta da scrivere.