The essay, following an initial section that illustrates within the biblical text the ‘dangers’ and possible ‘degenerations’ of the city (particularly its transformation into a closed space, against the other, a place of mass exaltation and delusions of omnipotence, a system that exploits the weak and betrays hospitality), focuses on Nineveh and the story of Jonah. In ‘four acts,’ it is emphasized how, paradoxically, the real problem, even in the ‘great city,’ is not the city itself but rather the prophet (Jonah), unable to perceive positive elements within it. Examples to emulate, provocatively, become pagan sailors, a fish, corrupt Ninevites, and even the animals of Nineveh, all ‘converting’ to a hope of possible coexistence.
Il saggio, dopo una prima parte in cui si mostrano – all’interno del testo biblico – i ‘pericoli’ e le possibili ‘degenerazioni’ della città (in particolare il suo trasformarsi in spazio chiuso, contro l’altro, luogo di esaltazione di massa e di delirio di onnipotenza, sistema che abusa del debole e in cui si tradisce l’ospitalità), si sofferma su Ninive e la storia di Giona. In ‘quattro atti’, viene sottolineato come, paradossalmente, il vero problema, persino nella ‘grande città’, non sia la città stessa, ma proprio il profeta (Giona), incapace di cogliere in essa elementi di positività. Esempi da imitare, diventano, invece, provocatoriamente, dei marinai pagani, un pesce, i niniviti corrotti, gli stessi animali di Ninive, che si ‘convertono’ ad una speranza di possibile convivenza.